Musica e Mito
“Con bell’arte, o Demodoco, tu
canti
la sorte degli Achei ...
Ma passa ad altro ormai: canta l'ordigno
del cavallo che fece Epeo ...
Così cantava il dolce aedo; e Ulisse
si struggeva, e versava dalle ciglia
lacrime per le guance ...
il suo pianto accorato a tutti gli altri
sfuggì, ma solo Alcinoo se ne avvide"
(Odissea, libro VIII)

Il libro VIII dell’Odissea ci consegna
una delle invenzioni più toccanti della letteratura universale: Ulisse
(in incognito presso i Feaci) richiede al cantore cieco Demodoco il
racconto di una storia particolare - la propria! - si commuove e cerca
di nascondere il pianto, ma il “padrone di casa” coglie il suo stato
d’animo. Solo attraverso la “commozione” prodotta dal racconto mitico e
dalla musica che necessariamente l’accompagna l’uomo può “ritrovarsi” ed
essere riconosciuto dai suoi simili.
Da allora, non potremo più separare
musica e racconto ...
Così accadde anche nell’Ottocento:
riusciremmo ora a pensare la mitologia germanica (Wotan, Sigfrido, le
Valchirie ...) e il ciclo cavalleresco bretone (Tristano, Isotta,
Parsifal ...) senza
Richard Wagner?
Lohengrin appartiene alla seconda
serie di miti: il protagonista è il “cavaliere del cigno” (mentre la
povera Elsa, col suo improvvido comportamento, s’è guadagnata
l’appellativo di “oca del Brabante” ...).
La Processione è la quarta scena del
secondo atto: un lungo corteo nuziale di dame splendidamente vestite
entra lentamente, si dirige verso il monastero e ne sale la scalinata:
un’occasione per un’efficacissima musica di scena che raggiunge
gradatamente la trionfale conclusione.
I lettori di
Tolkien
trovano ne
Il Signore degli anelli, oltre che un’articolata serie di vicende, un mondo
che, per quanto “mitologico”, ambisce a una stringente coerenza interna
(linguistica, topografica, cronologica ...): apparentemente, il ruolo
della musica è secondario. Il Silmarillion ci fornisce però una “chiave”
importantissima sul ruolo della musica: “Del tema che vi ho esposto, io
voglio che ora facciate, in congiunta armonia, una Grande Musica ... voi
esibirete i vostri poteri nell’adornare il tema stesso, ciascuno con i
propri pensieri e artifici. Io invece siederò in ascolto, contento del
fatto che tramite vostro una grande bellezza sia ridesta in canto”. La
musica non è semplice illustrazione esteriore, è lo strumento dal quale
l’intero mondo sensibile nasce, nei suoi aspetti sia concordi che
dissonanti.
Scrivere la “musica di Tolkien” è
quindi una vera sfida, che il compositore, trombonista e direttore
olandese
Johan De Meij (1953) ha superato con la sua
Sinfonia n.1 per
orchestra di fiati e percussioni. L’ampia composizione si articola in
cinque movimenti.

©
John Howe
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Il primo è un ritratto musicale
del saggio e nobile Gandalf, il mago che ci conduce in una cavalcata
col suo cavallo grigio Shadowfax.
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Il secondo, Lothlórien, ci porta
nell’incantevole foresta degli Elfi e ci presenta lo Hobbit Frodo
con le sue visioni, in particolare il cupo presagio del Grande
Occhio.
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Nel terzo movimento siamo alle
prese col sinistro Gollum Sméagol che si lamenta (come un nibelungo
...) del prezioso tesoro che gli è stato sottratto.
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Il quarto si intitola Viaggio
nelle tenebre: le miniere di Moria – il ponte di Khazad-Dûm: Gandalf
ingaggia battaglia coll’orribile Balrog che, sconfitto, precipita
nell’abisso.
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L’ultimo movimento è una danza,
nel carattere ottimista e spensierato degli Hobbit, ma la
conclusione è “in dissolvenza”: Gandalf e Frodo si imbarcano in un
bianco vascello, lentamente scomparendo all’orizzonte.

©
John Howe
I brani:

Disponibilità del progetto: da giugno
2009.
Brochure "Proposta
Artistica - Anno 2009"
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