Filarmonica Mousiké
wind and percussion orchestra

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Musica e Memoria

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Musica e Memoria

“modi di ricordare”

"Ma perché non fai tu guerra più aspramente
contro questo despota sanguinario, il Tempo?"
(Shakespeare)

"Se dorme ogni musica, morte conduce le danze"
(Spenser)

Salvador Dalì - La persistenza della memoria

I vari “modi di ricordare” sono il filo conduttore del programma 2007, che di volta in volta potrà essere “montato” in modo diverso (la somma dei tempi di tutti i brani esorbita infatti dalla normale durata di un concerto).

Musica e memoria: è abbastanza facile mettere in rapporto il mondo dei ricordi con quello dei suoni. Entrambi sono una forma di coesistenza colla tirannia del tempo, ne sfruttano la capacità “dinamica” di non essere mai esattamente uguale a sé stesso (e quindi di poter avere “delle storie da raccontare”) e lottano per non sprofondare nella sua corsa verso il nulla. Entrambi, come un fiume carsico, scompaiono per poi riapparire a distanza; si muovono in faticose salite e precipitose discese – come i vagoncini delle montagne russe. Nella realtà possono aspirare solo a successi parziali: fa parte delle ipotesi paradossali (e dell’immaginario Funes di J.L. Borges) la capacità di ricreare colla memoria a distanza di anni intere giornate passate (e per ricordare esattamente una giornata passata occorre esattamente una giornata presente). Ma, proprio per questo, musica e ricordi non “tacciono” mai definitivamente. Le intermittenze (dei sentimenti, dei ricordi, dei suoni…) sono poi anche la caratteristica della storia della musica per quelle che oggi chiamiamo orchestre di strumenti a fiato e percussioni (e che una volta erano semplicemente “la banda”): dalla “propaganda” militare, civica e religiosa, all’esecuzione per tutti delle musiche altrimenti destinate a pochi (le trascrizioni delle opere), alla formazione dei giovani (e al “riscatto” dei meno giovani – “grazie Signora Thatcher”…), all’ambiziosa volontà di ricercare per uno strumento ormai tecnicamente maturo la piena dignità di musica “d’arte” – e questo proprio quando il più immediato riferimento (l’orchestra sinfonica) ha cessato di essere destinatario abituale della musica non “di consumo”.

Ricordo come celebrazione e ufficialità. Le pubbliche cerimonie hanno sempre richiesto l’accompagnamento musicale: per le situazioni all’aperto erano d’obbligo gli strumenti a fiato (e la “banda turca” delle percussioni non guastava di certo). Gioacchino Rossini scrisse la Fanfara per la Corona d’Italia (durata: 3 minuti ca.) in occasione della nomina a Cavaliere di Gran Croce della Corona d’Italia: il brano (che associa il tipico virtuosismo strumentale rossiniano al gusto per un suono “chiaro” caratteristico della strumentazione ottocentesca per banda) venne eseguito in presenza dell’autore e del re da numerose bande militari, per un totale di oltre 100 esecutori. L’opera fu riscoperta nel 1978 nella biblioteca del British Museum da William A. Schaefer (uno dei più autorevoli studiosi della musica per fiati), che ne ha curato l’edizione moderna col titolo di “Scherzo for band”.

Tra gli incerti delle pubbliche esecuzioni, soprattutto se “il livello musicale del pubblico è ancora quello in cui non ci si interessa affatto al compositore, né alle composizioni, e buona parte delle persone non si pone neppure la questione se qualcuno si occupi di scrivere le musiche” (la citazione è dalle Memorie di Rimski Korsakov!), è quello dell’insuccesso di un’opera predisposta dall’autore con la massima cura: nel 1904 le cronache norvegesi riportano che alla prima esecuzione nel 1904 della Valdres Marsch di Johannes Hanssen abbiano applaudito solo due persone (amici dell’autore, ovviamente…). Ciò non ha peraltro impedito alla breve composizione (4 minuti ca.) di entrare poi con grande successo in repertorio. Valdres è una regione norvegese circa a metà strada tra Oslo e Bergen: nello spirito delle “scuole nazionali” di fine Ottocento, la marcia utilizza antiche melodie e modi strumentali popolari (tra cui la “sigla” della fanfara del Battaglione di Valdres).

In onore di un’area geografica è stato concepito anche il “trittico sinfonico” Al Piemonte del compositore romano Carlo Alberto Pizzini; in questo caso, al ricordo “originario” (la celebrazione della storia e dei “primati” della regione che fece nascere il Regno d’Italia e la FIAT, e questo in un momento storico del tutto particolare, il 1940) si aggiunge la “nuova” memoria della riscoperta di una composizione presente nel repertorio internazionale, ma pressoché sconosciuta al pubblico italiano. L’interesse supera nettamente la mera curiosità; se la titolazione rimanda al sinfonismo (e straordinario mestiere strumentale) di Respighi, un ulteriore elemento del Novecento italiano (l’amore futuristico per la “musica delle macchine”) fa capolino nell’ultimo dei tre “pannelli” che si susseguono senza interruzioni (durata circa 12 minuti) e con una “ciclica” ripresa finale dell’iniziale motivo di fanfara: Insegne gloriose, Notturno sulle alpi e Macchine e cuori (le fonderie della Fiat).

La commissione nel 1989 da parte di un grande complesso (la banda dell’Aviazione americana) a uno dei più rinomati e accademicamente riconosciuti autori nazionali, James Barnes, di una nuova grande composizione (addirittura una Terza Sinfonia op. 89) avrebbe potuto produrre come risultato musiche di grande “confezione” e di altrettanta freddezza; se questo non è assolutamente avvenuto è anche per l’emergere drammatico di memorie personalissime del compositore: l’elaborazione del lutto per la morte della figlia Nathalie. I quattro tradizionali movimenti della sinfonia (eseguibili anche singolarmente, rispettivamente di circa 14, 6, 13 e 7 minuti) vogliono infatti rappresentare un percorso dal buio della disperazione alla luce della rinascita e della riconciliazione, partendo dall’inizio “informale” del primo movimento (Lento – Allegro ritmico), attraverso l’intermezzo del secondo (uno Scherzo non tanto per la forma musicale e lo spirito, ma per il gusto ritmico “alla Stravinski” e il melodizzare tipicamente “anglosassone” alla Vaughan Williams). Cuore della composizione è la Fantasia per Nathalie (“fantasia sul mondo in cui è vissuta Nathalie; il mio Addio per lei”), dove espansioni melodiche con l’enfasi del pieno organico si alternano a delicatissimi carillons e bicinia strumentali; il finale (Allegro giocoso) alterna temi di fanfara a episodi “corali” di semplice armonizzazione e distesa cantabilità.

Approcci completamente diversi caratterizzano due brani di recente composizione come In Memoriam di David Maslanka (durata circa 15 minuti) e October di Eric Whitacre (8 minuti circa). Il primo brano è stato commissionato dalle associazioni goliardiche Kappa Kappa Psi e Tau Beta Sigma dell’Università del Texas in ricordo di Susan Eck, moglie di Ray Lichtenwater, direttore delle bande universitarie. La “memoria” musicale di un corale bachiano (Wer nur den lieben Gott laβt walten) diviene lo spunto per un’elaborazione che mira alla ricerca di nuovi linguaggi attraverso utilizzi anche inusuali degli strumenti; le ampie “variazioni-fantasia” terminano però in un clima di calma forza, in accordo al testo dell’inno secentesco: “Se ti affidi alla guida di Dio / e poni in Lui la tua fiducia / sempre L’avrai al tuo fianco / a darti speranza e forza. / Coloro che si affidano all’immutabile amore di Dio / costruiscono sulla salda roccia”.

Nel secondo brano l’evocazione musicale del mese di ottobre (che non è certo “il più crudele dei mesi” di una ... Landa desolata) si appoggia a semplici melodie ispirate ai romantici inglesi (viene da pensare a Elgar e Vaughan Williams); nelle parole dell’autore “ho dovuto lavorare duramente per scrivere un brano che potesse essere eseguito da tutti e 30 i licei [che si erano associati nel reperire i fondi per commissionare il brano] senza comprometterne la qualità musicale: in verità, scrivere musica ‘facile’ è stato una delle cose più difficili, ma sono decisamente felice del risultato, perché non c’è mai abbastanza ‘bella’ musica per fiati”.

Il cerchio si chiude sui vagoncini dell’otto volante di Dereck Bourgeois: Roller Coster, commissionato nel 2000 come brano di apertura (“di riscaldamento”) per la partecipazione a un concorso bandistico internazionale, è dall’inizio alla fine (per circa 7 minuti) una rincorsa virtuosistica ininterrotta e mozzafiato.

Biografie brevi

James Barnes (1949) è docente di orchestrazione, composizione e storia della musica per fiati all’Università del Kansas, essendo stato per 27 anni direttore associato delle bande universitarie (oltre che eccellente strumentista di tuba). Le sue composizioni sono regolarmente presenti nelle più prestigiose sale da concerto statunitensi e per la sua attività è stato più volte premiato (“Ostwald”, ASCAP, “Kappa Kappa Psi”, “Bohumil Makovsky”), ricevendo commissioni da tutte e cinque le principali Bande militari USA; come direttore è ospite delle migliori orchestre a fiato mondiali (Tokyo Kosei, Koninklijke Militaire Kapel…).

Derek Bourgeois (1941), inglese, si è laureato con lode e menzione d’onore all’Università di Cambridge, ottenendo poi il dottorato; al Royal College ha studiato composizione con Herbert Howells e direzione con Sir Adrian Boult. Il suo catalogo comprende sinfonie, concerti, altri brani sinfonici e sinfonico-corali, opere e numerose composizioni cameristiche, nonché brani per complessi di fiati e di ottoni, oltre che musiche per programmi televisivi. Dal 1984 al 1993 è stato direttore dell’Orchestra nazionale giovanile del Regno Unito; direttore principale dell’Orchestra filarmonica di Bristol dal 1990, dal 1993 presiede la londinese St. Pauls’s Girls’ School.

Johannes Hanssen (1874-1967) fu uno tra i più attivi direttori di banda, compositori e insegnanti norvegesi nella prima metà del secolo scorso; dal 1926 al 1946 (con l’interruzione del periodo bellico) è stato direttore della Banda militare di Oslo, essendo pure contrabbassista nelle orchestre del Teatro e della Radio nazionale. La maggior parte delle sue composizioni bandistiche giace tuttora inedita presso l’archivio della Banda militare.

David Maslanka (1943) ha studiato composizione all’Oberlin College con Joseph Wood, laureandosi all’Università del Michigan con H. Owen Reed, avendo inoltre studiato per un anno presso il Mozarteum di Salisburgo. Nel suo catalogo, che comprende anche brani cameristici, sinfonici e corali, particolarmente note sono le composizioni per orchestra di fiati e percussioni sole.

Carlo Alberto Pizzini (1905-1981) studiò con Cesare Dobici e Ottorino Respighi, diplomandosi a Bologna nel 1929 e perfezionandosi poi con Respighi all’Accademia di Santa Cecilia, dove fu premiato nel 1931 come migliore allievo. All’attività di compositore (brani sinfonici, cameristici, corali, musiche di scena e da film) unì non solo quella di direttore (Europa, Giappone, Irsaele e America), ma anche di organizzatore musicale, ispettore S.I.A.E. e funzionario RAI.

Gioacchino Rossini: seriamente, vi aspettavate di trovarne qui la biografia?

Eric Whitacre (1970) è uno dei più noti compositori di musica corale e per orchestre di fiati della sua generazione; ha studiato con John Corigliano alla Julliard School, dove ha conseguito il Master. Le sue musiche hanno ricevuto numerosi riconoscimenti statunitensi (“Harord Arlen”, “Barlow”, Associazioni dei Compositori e dei Maestri di coro…); come direttore si è prodotto in tutto il mondo con ensembles sia professionali che universitari.

Music and Memory

"ways of remembering"

"But wherefore do not you a mightier way Make war
upon this bloody tyrant, Time?"
(Shakespeare)

"When all musicks sleep, Death doth leade the Dances"
(Spenser)

The different “ways of remembering” are the thread of the 2007 program, that shall be assembled in different ways time by time, being the total duration of the pieces longer than a standard concert.

Music and memory: it is quite easy to relate the world of memories to the world of sounds. Both of them are a kind of coexistence with the tyranny of time, they exploit their “dynamic” capacity of never being exactly similar to themselves (and to have therefore stories to tell), and fight not to sink in the run towards nothing. Both of them, like a Karst river, disappear and then reappear at a distance; they move in fatiguing climbs and precipitous descents – like the wagons of a roller coaster. In reality, they can aim only to partial successes: it is part of the paradox hypotheses (and of the imaginary Funes of J. L. Borges) the capacity to recreate with memory, after years, entire passed days (and in order to remember exactly a passed day a whole present day is necessary). But, exactly for this, music and memories are never definitively keeping silent. Intermittences (of feelings, of memories, of sounds…) are moreover the characteristic of the music history for what we actually use to call wind and percussion orchestras (and that were once, simply, the “band”): from military, civic and religious “propaganda”, to the execution of musics normally destined to an elite (transcription of operas), the forming of youth (and the “redemption” of not so young people – “thank you Mrs. Thatcher” …), to the ambitious will to look for the full dignity of “art music” for a fully-grown instrument – and this exactly when the closer referent (the symphonic orchestra) ceased to be the usual consignee of the “not consumption” music.

Memory as celebration and official character. Public ceremonies always requested a musical accompaniment: for the open air situations the wind instruments were compulsory (and the percussions “Turkish band” wasn’t an inconvenience at all). Gioacchino Rossini wrote the Fanfara per la Corona d’Italia (duration: about 3 min.) on the occasion of the nomination as Cavaliere di Gran Croce della Corona d’Italia: the piece (associating the typical instrumental virtuosity to the taste for a “bright” sound, characteristic of the 19th century band instrumentation) was performed at the presence of the author and of the king from several military bands, for a total of more than 100 players. The piece was rediscovered in 1978 in the British Museum library from William A. Schaefer (one of the most influential wind music historian), who took care of the modern edition with the title of “Scherzo for band”.

Beside the uncertain of public performances, above all if “the musical level of the public is as you don’t care at all neither about the composer, nor about the piece, and the most part of the people don’t even have the doubt that someone takes care of writing the music” (quotation from the Memories by Rimski Korsakov!), is the failure of a piece predisposed by the author with extreme care: 1904 the Norwegian chronicles relate that the first performance of the Valdres Marsch by Johannes Hanssen was applauded only by two persons (author’s friend, of course …). This did not prevent that the short piece (about 4 minutes) was included with large success in the standard repertory. Valdres is a Norwegian region located between Oslo and Bergen: following the spirit of the “national schools” of end of the 19th century, the march uses old melodies and folk instrumental modes (among them the fanfare “theme” of the Valdres battalion).

Dedicated to a geographical area is also the “Symphonic tryptic” Al Piemonte of the composer Carlo Alberto Pizzini; in this case, besides the “former” memory (the celebration of history and of the region’s primates that created both the Italian Kingdom and the FIAT in a very particular historical moment, in 1940), a new memory is added, the “new” memory of the discovery of a piece already present in the international repertory, but mostly unknown to the Italian public. Interest is prevalent to simple curiosity; if the title reminds to symphonic nature (and exceptional instrumental craft) of Respighi, a further element of the Italian 20th century (the futuristic love for the “music of machines”) peeps in in the last of the three movements, following one another without stops( duration about 12 minutes) and with a “cyclic” reprise of the initial fanfare theme: Insegne gloriose, Notturno sulle alpi e Macchine e cuori (le fonderie della Fiat).

In 1989 a big group (the American Aviation band) commissioned to one of the most famous and academically acknowledged composers (James Barnes) a new big piece (the Third Symphony op. 89): the result could have been a music of big “packaging” and equal coldness; if this did not happen is also thank to the dramatic emerging of very private memories of the composer : the elaboration of the mourning for the loss of his daughter Nathalie. The four traditional symphony movements (also separately performable, with duration of about 14, 6, 13 and 7 minutes) are therefore willing to represent the course from the darkness of desperation to the light of rebirth and reconciliation, starting from the “informal” beginning of the first movement (Lento – Allegro ritmico), through the interlude of the second one (a Scherzo not namely for the musical form and spirit, but for the “Stravinski” rhythmic taste and the melody typical of the Anglo-Saxon world - Vaughan Williams). Hearth of the piece is Fantasia per Nathalie (“fantasia sul mondo in è vissuta Nathalie; il mio Addio per lei”), where melodic expansions with full orchestra emphasis are alternated to delicate carillons and instrumental bicinia; the final (Allegro giocoso) alternates fanfare themes to “choral” moments of simple harmony and quiet cantabile.

Complete different approaches are characterising two recent pieces as In Memoriam by David Maslanka (duration about 15 minutes) and October by Eric Whitacre (about 8 minutes). The first piece has been commissioned by the goliardic associations Kappa Kappa Psi and Tau Beta Sigma of the Texas University in memory of Susan Eck, wife of Ray Lichtenwater, conductor of university bands. The musical memory of a Bach choral (Wer nur den lieben Gott laβt walten) is the starting point of an elaboration looking for new languages through the use, also unusual, of instruments; the wide “variazioni-fantasia” ends in an atmosphere of warm force, in agreement with the 17th century hymn text: “If you but trust in God to guide you / And place your confidence in Him, / You’ll find Him always there beside you, / To give you hope and strength within. / For those who trust Gods changeless love / Build on the rock that will not move”.

In the second piece the evocation of the month of October (which is not for sure “the most cruel of months” of a ... Landa desolata) leans on simple melodies inspired to English romantics (reminding Elgar and Vaughan Williams); in the author’s words “I worked hard to create a piece that could be successfully performed by all of the high schools in the consortium [that associated in order to find the funds for commissioning the piece], yet never compromised its musical integrity. Frankly, writing ‘easy’ music is one of the hardest things I’ve ever done. I’m quite happy with the end result, especially because I feel there just isn’t enough lush, beautiful music written for winds.”.

The circle closes on the wagons of the roller coaster by Dereck Bourgeois: Roller Coster, commissioned in 2000 as opening piece (“warm up”) for taking part in an international band contest, is from beginning to end (about 7 minutes) a virtuosity run-up, unstopped and breathtaking.


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