  
		Concerto for Group and Orchestra
		
		“Nel Rock,le tastiere non possono competere 
		con la chitarra 
		a meno che non sia Jon Lord a suonarle” 
		
		  
		
		
		versione per rock band e orchestra di fiati di
		
		Jos van de Braak [2012]
		
		Prima esecuzione: 24 settembre 1969, 
		Londra, Royal 
		Albert Hall; 
		Deep Purple con la 
		Royal Philharmonic Orchestra diretta da
		Malcolm Arnold. 
		Nuova versione: settembre 1999, 
		Londra, Royal Albert Hall; 
		con la London Symphony 
		Orchestra diretta da
		Paul Mann. 
		Esecuzione “definitiva”:
		CD 
		(postumo) 2012; Jon Lord,
		Bruce Dickinson,
		Joe Bonamassa,
		Steve Morse,
		Darin Vasilev, 
		Brett Morgan, Guy 
		Pratt, 
		Steve Balsamo, 
		Kasia Laska, 
		Royal Liverpool Philharmonic Orchestra diretta da
		Paul Mann. 
		
		
		  
		Nel 1969 era uno “scandalo” far 
		entrare una rock band nella più prestigiosa sala “classica” di Londra, e 
		per di più insieme a un’orchestra sinfonica? Probabilmente … . Ma il 
		senso dell’operazione non era solo quello; altrimenti il 
		Concerto for Group and Orchestra non sarebbe diventato il 
		progetto “di una vita intera”, che ha portato l’autore (oltre che 
		solista all’organo Hammond) a interpretarlo moltissime volte, con varie 
		orchestre e vari musicisti, in vari contesti e in vari momenti della 
		propria vita: ogni volta, un confronto con i diversi “compagni di 
		viaggio” e con la maturazione della propria esperienza personale. Non si 
		trattava di mettere l’abito della festa (magari, gonfiandole o 
		ingessandole …) alle “solite canzoni” (cosa che si continua a fare anche 
		oggi, con esiti alterni), ma di pensare a qualcosa di assolutamente 
		diverso, cioè a un’ampia composizione (quasi) esclusivamente 
		strumentale, facendo interagire e “contaminando” stili e sounds. 
		Nei secoli XVII e XVIII esisteva il “Concerto 
		grosso”, dove si alternano un gruppo di solisti (e non uno solo, 
		come nel concerto solistico) e il “tutti” dell’orchestra; sicuramente è 
		un punto di riferimento storico nella distribuzione dei ruoli e dei 
		materiali musicali, noto anche ai gruppi rock più “progressivi” 
		a cavallo degli anni ’70 – non a caso in Italia
		Luis 
		Bacalov collaborò con i
		New Trolls 
		proprio utilizzando per due volte (1971 e 1976) tale titolo. 
		Per Jon Lord, tuttavia, non si 
		trattava di fare del “rock barocco”, cosa gradevole, ma non così 
		difficile e interessante …: per il suo Concerto, il “Concerto grosso” 
		non è un riferimento di “stile” musicale, ma una sorta di guscio, pronto 
		– con eclettismo tutto inglese – a contenere, oltre naturalmente al rock 
		scritto e/o improvvisato, Songs, Fanfare, Poemi sinfonici, anche un po’ 
		di 
		Bartók. 
		Nell’introduzione in tempo Moderato è 
		il clarinetto solo a proporre il tema principale; poi l’Allegro vede 
		un’ampia e contrastata sezione orchestrale prima dell’ingresso della 
		rock band, che riparte proprio dal tema iniziale. È un ottimo esempio 
		della capacità “straordinaria” della musica di “cambiare faccia” in base 
		agli strumenti utilizzati (e, ancor di più, a come gli strumentisti 
		“pronunciano” le loro note!). 
		Cuore del Concerto è un ampio Andante 
		espressivo, con brevi “soli” rimpallati tra orchestra e band. Uno di 
		questi soli diviene poi una vera e propria Ballad rock (cantata)[1]. 
		Singolare che andamento melodico e “ricercatezza” del testo non siano 
		poi così distanti da quelli degli antichi Songs di
		
		Dowland (Sting 
		ne sarà poi testimone!). Per concludere, una libera cadenza dell’organo 
		e una delicata chiusa affidata (nell’originale) al solo quartetto 
		d’archi. 
		Il terzo movimento inizia con le 
		fanfare degli ottoni; il successivo solo di chitarra e organo suona 
		alquanto “alla 
		Morricone” (in altre parole, “barocco” non nelle forme, ma nello 
		spirito …). È anche il movimento in cui l’interazione tra orchestra e 
		rock band si fa più stretta, prima di una brillante e “gestuale” 
		conclusione. La recentissima versione che vede l’orchestra di fiati e 
		percussioni sostituirsi all’orchestra sinfonica sfrutta il ruolo degli 
		strumenti a fiato, già importante nella partitura originale (ad esempio, 
		il clarinetto nel primo movimento; gli interventi dei vari legni nel 
		secondo; le fanfare degli ottoni nel terzo …), e suggerisce anche un 
		sound più “mordente” e “novecentesco”. 
		[1] 
		Come posso vedere, quando la luce se n’è andata? 
		Come posso sentire, quando parli così silenziosamente? 
		Più che abbastanza non è mai troppo 
		porgimi la mano, ho perso il contatto. 
		Fa’ per me quello che il tuo cuore vorrebbe tu facessi. 
		Parole nella mia testa: riesco a completare il messaggio? 
		Una spada nella mia mano può tagliare attraverso il legno 
		la pace nel mio cuore può addolcire l’umore. 
		Che cosa farò quando sorrideranno davanti 
		a me? 
		Guardare per terra e fare … il figo, sì il
		figo? 
		Come saprò quando cominciare a cantare la mia canzone? 
		Che cosa farò se per loro andrà tutto storto? Che cosa farò? 
		Che cosa farò quando mi rideranno in faccia? 
		Uscire dalla porta e fare … il figo? 
		Come saprò quando smettere di cantare la mia canzone? 
		Che cosa farò se andrà tutto storto?    
		Disponibilità del progetto: da 
		giugno 2014 
		
		
				
		
		
		 
		Brochure 
       
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