Come spesso accade per i titoli delle sue creazioni, anche per il
concerto “Berg Heim”, Gianluigi Trovesi si è fatto inspirare da
suggestioni linguistiche prima ancora che da riferimenti musicali. “La
montagna incantata” (1924) di Thomas Mann, “Der Zauberberg”, è il
romanzo intorno al quale Trovesi intreccia il suo lavoro, alludendo a
misteriose sintonie tra le montagne svizzere intorno a
Davos in cui si
svolge il romanzo, e alle sue origini orobiche. Il titolo, tra fantasie
etimologiche e topografiche, evoca
Bergamo tra i monti, “Berg”, ma anche
la propria casa segreta e misteriosa, come suggerisce il doppio
significato dell’etimo tedesco “Heim”.
Stratificato e complesso, il concerto esplora e intreccia gli universi
musicali più cari a Trovesi, dalle danze della tradizione popolare, alla
musica rinascimentale e barocca, dalle tecniche improvvisative
dell’avanguardia a nuove modulazioni su musiche verdiane e schubertiane.
Sulla grande orchestrazione dei temi del romanzo di Mann, sommamente
musicale in sé, sia per la sua composizione, sia perché alla musica sono
dedicate pagine memorabili, Trovesi ha selezionato alcuni dei passaggi
più significativi creando una partitura musicale di grande suggestione,
con brani che ricercano un’aderenza al testo narrativo e altri che, con
ironia, se ne discostano volutamente.
L’ouverture Intrata di
Giovanni Battista Buonamente (Mantova, 1595 ca. – Assisi, 1642) è un breve invito sontuoso
per predisporsi all’ascolto del concerto e della storia di Hans Castorp
che inizia in senso proprio con Fugacemente,
un brano che gioca con la serie dodecafonica da un lato e dall’altro
riproduce, ironicamente, con un avvio calmo e un andamento sempre più
tensivo, lo spunto narrativo iniziale del romanzo: Hans Castorp lascia
Amburgo con l’intenzione di trascorrere tre settimane col cugino
Joachim, ospite del sanatorio Berghof a Davos. Il viaggio, quasi
interamente in treno, da tranquillo si fa sempre più inquieto tra i
tornanti aspri delle Alpi, mentre le tre settimane previste di un
soggiorno “fugace” si dilatano in men che non si dica in sette anni. Non
a caso Fugacemente, a dispetto del titolo, è invece il brano
più lungo del concerto. Una piccola montagna magica
interpreta con estrema dolcezza uno dei momenti culminanti del romanzo,
il capitolo intitolato “Neve”, che nel romanzo segna una svolta
decisiva, perché vede Hans, colto di sorpresa da una tormenta di neve,
lottare per la vita. Trovesi coglie questo episodio nel suo significato
più intimo, nel momento di una ritrovata pace interiore alla fine della
drammatica tormenta. L’esperienza, che nel romanzo si svolge in una
dimensione sospesa tra sogno e delirio, si trasforma in musica in
un’innocua e poetica neve, un po’ agitata e tormentata solo perché
capovolta dentro la piccola sfera di cristallo che la contiene.
Il brano che dà il titolo all’opera, Berg Heim,
gioca sin dall’iniziale intervento del corno, con frasi di sette suoni,
alludendo in tal modo al ruolo fondamentale che nel romanzo svolge la
simbologia dei numeri, il sette in particolare. La dolce danza
bergamasca si trasforma in una marcia militaresca dal tono scanzonato,
in aperta e ironica contraddizione alla tonalità cupa con la quale il
tema della guerra, della Grande Guerra, è invece presente esplicitamente
o in sottofondo nel romanzo di Mann. La variazione su un altro passo di
danza, la “follia”, è alla base di C’era una strega, c’era
una fata, allusione agli aspetti magici ed esoterici di
quel processo di strana iniziazione del protagonista durante il
soggiorno nel sanatorio. Le interminabili e indimenticabili discussioni,
dispute e controversie su tutti gli argomenti dello scibile umano, di
cui sono artefici le due figure antagoniste del romanzo, Settembrini e
Naphta, si trasformano, nell’invenzione creativa di Trovesi, in Frammenti locati, variazioni su alcuni frammenti del
grande violinista e compositore
Pietro Antonio Locatelli (Bergamo,1695 –
Amsterdam, 1764). Da una citazione dell’aria della Traviata,
“Ah, fors’è lui che l’anima”, prende l’avvio il settimo brano
del concerto,lo struggente Profumo di Violetta,
attraverso il quale si svolge il tema di Amore e Morte, il
riconoscimento, da parte di Hans Castorp, del suo “talento per la
malattia” e dell’inscindibile, ambigua unione tra la voluttà per il
malsano e l’amore per la bella, e naturalmente malata, Madame Chauchat.
Nelle due parti che compongono Bestiario i personaggi del
Berghof si presentano in tutta la loro varia umanità e animalità, come
se uscissero dalle pagine di un bestiario medievale, e si suddividono
nei personaggi più dolci e delicati nella prima parte, e in quelli più
volgari, appariscenti e invadenti nella seconda. Con E i
suoi rami frusciavano come per dirmi… Trovesi compone un
brano per quartetto jazz basato su un frammento del Lied di
Franz
Schubert “Der Lindenbaum”, contenuto nella raccolta
“Winterreise” di
Wilhelm Müller del 1823-24. È uno dei brani della tradizione
liederistica tedesca più amati da Thomas Mann e il suo Hans Castorp lo
canticchia, con il respiro strozzato, in preda a una forma di
“eccitazione attonita e priva di pensieri” durante la marcia disperata
nel fango che sta facendo con i suoi compagni d’armi. Con un ultimo,
imprevisto cambio di scena, Trovesi conclude invece il suo Berg Heim,
elaborando un frammento di Pietro Antonio Locatelli nella grande festa e
nel gran ballo dell’ultimo brano del concerto, Non è
l’ottava.
As often happens with the
titles of Gianluigi Trovesi’s creations, the concert “Berg Heim” was
first and foremost inspired by language itself long before musical
references. “Der Zauberberg” (1924) by Thomas Mann, “The Magic
Mountain”, is the novel into which Trovesi weaves his own work,
suggesting a mysterious harmony between the Swiss mountains around
Davos, where the novel is set, and his own
origins in the Alps around
Bergamo. The title, “Berg”, between
etymological and topological fantasy, not only evokes the city of
Bergamo in its mountainous setting, but also the sense of belonging to a
secret and mysterious home, as expressed by the double meaning of the
old German word “Heim”.
Multi-layered and complex, the concert explores and
brings together those musical worlds closest to Trovesi, from
traditional folk dances, renaissance and baroque music, to avant-garde
improvisations and new modulations on the melodies of Verdi and
Schubert.
The themes of Mann’s novel lend themselves supremely
to musical interpretation in terms of composition. In addition to the
great orchestration of these themes, and also because several memorable
pages of the novel are dedicated to music itself, Trovesi has chosen
some of the most significant passages and created a haunting musical
score, with pieces that adhere closely to the narrative text and others
which, ironically, deliberately try to stand out.